Cima Uomo, permafrost sotto la lente

Secondo i tecnici del Servizio geologico, questo genere di eventi può sembrare più frequente rispetto al passato, ma si tratta di crolli del tutto naturali causati da arretramento del permafrost, piogge ed escursione termica.

Secondo quanto emerso dal sopralluogo effettuato nelle ore immediatamente successive all’episodio, il distacco è avvenuto un centinaio di metri più a valle rispetto alla vetta, che si trova a quota 3.006 metri.

Alla luce dell’assenza di sentieri nei pressi della frana, sono esclusi pericoli imminenti per gli escursionisti. Ai piedi di Cima Uomo, nel settore più elevato della Val San Nicolò, è peraltro situata una della più importanti aree di monitoraggio del permafrost del Trentino orientale.

Si tratta di un ammasso detritico (rock glacier) che contiene ghiaccio e che è evoluto nel tempo in condizioni di permafrost: si tratta degli oggetti geologici più “resilienti” dei ghiacciai rispetto ai cambiamenti climatici. Quello di Cima Uomo e l’area circostante sono oggetto di studio da più di 10 anni e rappresentano il sito di monitoraggio più intensamente studiato nelle Dolomiti. (Ufficio stampa Trento – a.bg)

(Frana a Cima Uomo in Marmolada il crollo roccioso)

Condividi:

Related posts